La mia lunga pausa di riflessione e non produzione è stata dovuta, come dicevo la volta scorsa, alla nostalgia (canaglia, © Albano Carrisi) di tre persone diversissime tra di loro. La seconda di queste persone molto rimpiante è Louis-Ferdinand Céline. Ecco due raccontini su di lui per alleviare la sua mancanza.
Primo raccontino celiniano
Céline curava con tutta la sua bravura di medico e con enorme amore (la specie particolare di amore che forse riescono a provare soltanto quelli che nella vita hanno anche grandemente odiato) la cagnolina che si era portato via dalla Danimarca durante la sua fuga per l’Europa al termine di tutto.
La cagnolina entrò in agonia. Céline l’assistette fino all’ultimo ammirandone la compostezza, lo stile con cui se ne andava. E scrisse la frase: «Ciò che nuoce nell’agonia degli uomini è l’esibizione».
Voleva dire che non riusciamo a vivere, e nemmeno a morire, senza smettere per un momento di farci réclame ed è questa smania a renderci creature detestabili?
Come finale di questo raccontino non starebbero male i due bellissimi versi di D’Annunzio: «Ogni uomo seppellito / è il cane del suo nulla».
Questi versi di D’Annunzio sono così preziosi e senza speranza che mi sono sempre sembrati l’equivalente letterario delle spille e degli altri gioielli da lutto, spesso smaltati di nero e contenenti capelli della persona deceduta, che determinarono il fenomeno della cosiddetta “mourning jewerly”, la lugubre gioielleria che fu di moda negli anni della Regina Vittoria.
Secondo raccontino celiniano
Antonio Breveglieri di Ferrara una volta mi ha scritto: «Viaggio al termine della notte di Céline l’ho trovato fantastico, unico, veramente il più bello tra tutti i romanzi letti. Segnalo una curiosità Bebert, il bambino nipote della portinaia, la morte del quale è descritta in maniera commovente da Céline, era, nella realtà, anche il nome di un grosso gatto, che lo scrittore e sua moglie Lucette, avevano raccolto per le strade di Parigi. Céline, Lucette e il gatto Bebert (nascosto in uno zaino) saranno protagonisti di incredibili avventure, dentro e fuori la Francia, sotto l’occupazione nazista».
Aggiunta al finale del raccontino precedente: forse anche i bambini sanno morire senza farsi réclame come la cagnolina di Céline.
Avrebbe approvato Gabriele D’Annunzio una variante dei suoi bellissimi versi citati prima basata sul concetto che ogni bambino seppellito è il gatto del suo nulla?
Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. È un romanzo, nient’altro che una storia fittizia. Lo dice Littré, lui non sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita
Anzitutto, ben tornato, cominciavo a sentire la mancanza della sua compagnia. Anch'io ho trovato fantastico "Viaggio al termine della notte" e tra le tante pagine indimenticabili mi è rimasta impressa la lettera scritta da Bardamu a Molly, l'infermiera con cui aveva avuto una relazione durante il suo soggiorno negli Stati Uniti. "Buona, ammirevole Molly, vorrei, se può ancora leggermi, da un posto che non conosco, che lei sapesse che non sono cambiato per lei, che l'amo ancora e sempre, a modo mio, che lei può venire qui quando vuole a dividere il mio pane e il mio destino furtivo.
Se lei non è più bella, ebbene tanto peggio! Ci arrangeremo!
Ho conservato tanto della sua bellezza in me, così viva, così calda che ne ho ancora per tutti e due e per me almeno vent'anni ancora, il tempo di arrivare alla fine.
Per lasciarla mi ci è voluta proprio della follia, della specie più brutta e fredda. Comunque, ho difeso la mia anima fino ad oggi e se la morte, domani, venisse a prendermi, non sarei, ne sono certo, mai tanto freddo, cialtrone, volgare come gli altri, per quel tanto di gentilezza e di sogno che Molly mi ha regalato nel corso di qualche mese d'America". Mi è sempre piaciuta, ma non capivo il perché . Dopo aver letto il suo racconto, forse l'ho capito: la rappresentazione di un amore, profondo, totale e passionale, in forma sobria, senza esibizione, a ciglio asciutto (copyright Indro Montanelli, salvo errore). Non si faccia desiderare e continui a farsi sentire.