L’ultimo dei tre personaggi diversissimi tra di loro per cui ho provato una forte nostalgia (canaglia, © Albano Carrisi), che mi ha impedito di scrivere per molto tempo è Diego Armando Maradona. Ecco una sua micro biografia in forma di highlights, ma anche di favola, per alleviare un po’ il sentimento di perdita.
La poesia è morta. Quella scritta. In un futuro già cominciato il ruolo che per millenni è stato dei poeti sarà preso dai calciatori. Allora i gol del grande Di Stefano verranno studiati nelle università come i versi di Machado, le parate di Jašin comparate con le poesie di Evtušenko, si discuteranno tesi di laurea su Gianni Rivera e la poetica del golden boy sarà confrontata con quella del fanciullino di Pascoli.
Ma il poeta maledetto del gol su cui si daranno più tesi di laurea sarà Diego Armando Maradona. A confronto i vecchi poeti maudit Rimbaud e Baudelaire sembreranno due bamboccioni. Rimbaud trafficava in armi? Maradona combatté e si aggiudicò (facendo tutto da solo) la rivincita della guerra delle Falkland contro gli odiati inglesi. Nell’occasione ricorse anche a un’arma calcistica proibita. Lui, autore di gol inenarrabili con i piedi, segnò il suo gol più celebre con la mano (e sostenne che non era la sua ma quella di Dio).
Baudelaire si stordiva di assenzio? Maradona ha aspirato qualche Vesuvio di cocaina. Quando lo beccarono per uso di efedrina ai mondiali del 1994 disse che era solo deltarinolo spruzzato nelle narici per combattere un raffreddore insistente e che qualcuno aveva ordito un intrigo internazionale contro di lui. Pare quasi di sentirlo che urla: «Gomblotto! Gomblotto», stante il naso perennemente tappato a furia di cocaina.
Rimbaud commerciava in schiavi? Maradona si faceva fotografare in posa da sirenetto dentro la vasca da bagno a forma di conchiglia del bunker dei Giuliano, i boss che all’epoca spadroneggiavano a Forcella. E perse uno scudetto già vinto con il Napoli perché altrimenti la camorra, per pagare tutte le scommesse accettate, andava in fallimento.
Maradona è stato poverissimo e ricchissimo. Magrissimo e grassissimo. Nel 2004 lo scrittore Martin Amis, come al solito genialmente, scrisse: «Dentro ogni uomo grasso, si dice, c’è un uomo magro che tenta di uscire. Nel caso di Maradona sembra che ci sia un uomo ancora più grasso che tenta di entrare».
Maradona somigliò per un periodo a John Belushi. E, come il blues brother Belushi, si è creduto in missione per conto di Dio.
Maradona una volta si incazzò così tanto che prese a fucilate un gruppo di giornalisti. Eppure c’è chi lo ricorda come un tipo del tutto diverso, tenerissimo. Per esempio la prostituta napoletana che lo ebbe come habitué e che, rovesciando il tradizionale format di Escort-Advisor (dove i puttanieri recensiscono le puttane), recensì lei il cliente: «È un amante dolcissimo. Stava ore a succhiarmi l’alluce».
Alla sua festa di compleanno del 2000 Maradona disse: «Ho vissuto quarant’anni che sembrano settanta». Nel personale calendario del Pibe de oro un anno della sua vita corrispondeva a un anno e tre quarti delle esistenze dei comuni mortali. Per cui quando nel 2020 morì triste, solitario y final a sessant’anni ne contava in realtà centocinque.
Maradona era molto divertente quando parlava del suo lavoro raccontando storie di pallone. Come la storia di Hugo Orlando Gatti, detto el Loco, portiere del Boca e della nazionale argentina che aveva l’abitudine di portarsi una bottiglia di whisky in porta (per riscaldarsi dal freddo durante la partita, diceva). Ai primi tempi della carriera di Diego, Gatti all’inizio di una gara gli disse: «Ciccione, dove credi di andare?». Maradona lo vaccinò (come amava dire lui, «vaccinare» in argentino significa anche «sodomizzare») quattro volte, cioè gli fece quattro gol. E magari poi gli requisì la bottiglia di whisky. Questo è il più bel racconto di calcio che Osvaldo Soriano non ha scritto (e che gli sarebbe piaciuto da morire scrivere)
Roberto De Simone, il maestro della Gatta Cenerentola (il più bel musical italiano), scrisse un concerto per il Pibe, si intitolava El Diego e fu eseguito per la prima volta al San Carlo di Napoli. De Simone disse che Maradona era un virtuoso del pallone come Paganini lo era stato del violino. A proposito della Gatta Cenerentola, il capolavoro di De Simone, Maradona è riuscito a essere, nel medesimo tempo, la Cenerentola di sé stesso, il Principe Azzurro di sé stesso, la Matrigna e le Sorellastre cattive di sé stesso. Ha interpretato tutti i ruoli. One man show e one man cast. Di una cosa si può essere sicuri: della favola nera e dorata di El Diego non sarà possibile fare remake.
Nessun altro piede fatato come il suo calzerà mai più una scarpetta da calcio.
Una volta l'avvocato Agnelli disse: "Sivori è più di un fuoriclasse. E' un vizio". Se Freud avesse conosciuto Maradona avrebbe detto: "Maradona è più di un fuoriclasse. E' l'Es".
https://youtu.be/FXYjfPclQzc?si=U21yONbHEWexku_e