A fine 1998 Einaudi pubblicò Amsterdam di Ian McEwan.
Il romanzo racconta la storia di Vernon e Clive, due londinesi arrivati nonché vecchi amici. Il primo è direttore di un giornale, il secondo è un compositore di fama. Una mesta occasione li riunisce accanto alla bara di Molly Lane, una donna bella e spregiudicata, con la quale hanno spartito pezzi della loro giovinezza (entrambi l’hanno amata e mai dimenticata).
È difficile trovare inizi più promettenti di un funerale per un romanzo e, in modo particolare, se le esequie riguardano vecchi amanti. L’estrema funzione dà subito un’aria di resa dei conti.
Il funerale di Molly Lane è triste come tutti i funerali, ancora più triste per le condizioni atmosferiche in cui ha luogo (11 gradi sottozero) e per le modalità della morte della donna. Incapace di intendere e volere a causa della malattia, la donna ha trascorso gli ultimi suoi giorni prigioniera del marito (tronfio editore di libri pessimi ma di ottimo successo popolare), che l’ha sottratta alla vista di tutti quelli che le hanno voluto bene.
Di amanti la bella e sfortunata Molly ne ha avuti molti ma uno non è mai andato giù a Vernon, il giornalista, e a Clive, il musicista, che sono rimasti un po’ gelosi di lei (e del loro passato). Molly a un certo punto si è messa con tale Garmony, ministro degli Esteri in carica e aspirante premier, uomo politico dalle idee allarmanti: è razzista, ha invocato l’impiccagione per Nelson Mandela e, in generale, il ricorso più frequente alla pena di morte.
Vernon e Clive non sanno spiegarsi come abbia potuto innamorarsi di un tipo così la loro amica dei dolci e democratici anni della swinging London (ah! che stagione meravigliosa fu quella: Sandie Shaw, la cantante scalza che aveva lo stesso tipo di bellezza di Mita Medici, reginetta della swinging Roma; Mary Quant, che inventò la minigonna e che ebbe una storia con un mio amico, un jokerista tra l’altro; le modelle Twiggy e Veruschka; le canzoni dei Beatles ovviamente che diedero il via al movimento; i negozi di Carnaby Street e di Biba; i romanzi di Colin Wilson; i racconti di Alan Sillitoe; i film del free cinema come Alfie (con Michael Caine e Jane Asher) oppure Darling di John Schlesinger con Julie Christie).
Tutto è lontano, ormai, finito, perduto? No, l’irresistibile Molly Lane (un nome scelto benissimo dall’autore, un nome da canzone dei Beatles, appunto, e anche, e forse non a caso, da eroina di Joyce) ha in serbo una sorpresa postuma. Mentre si sta vanamente dibattendo per salvare il suo giornale in crisi di vendite, Vernon si vede offrire dal marito di Molly foto intime molto compromettenti del futuro Primo ministro, roba da rovinarne per sempre la carriera politica. Che fare? Pubblicarle e fermare l’ascesa al potere di un uomo pericoloso e (effetto non secondario) riportare il suo giornale al successo? O rifiutarle?
Vernon si consiglia con il vecchio amico e co-amante di Molly, Clive. Il musicista gli risponde indignato: non si può attaccare un uomo per le sue debolezze sessuali. Tra i due scoppia un violento litigio. Eppure nemmeno Clive può scandalizzarsi più di tanto. Anche lui, proprio negli stessi giorni che hanno seguito la morte di Molly, si è macchiato di una grave colpa. Durante una passeggiata in montagna alla ricerca di ispirazione per la Sinfonia di fine millennio, incarico di enorme prestigio commissionatogli dal governo, ha assistito all’aggressione di una donna da parte di un uomo. La scena si è svolta davanti ai suoi occhi (unico testimone presente) proprio mentre alle orecchie di Clive si annunciava l’attesa ispirazione, la melodia conclusiva della sua sinfonia. Per trascriverla sul taccuino, il musicista non è corso in aiuto della donna in pericolo (si scoprirà poi che l’aggressore era uno stupratore da tempo ricercato dalla polizia).
Come è bello raccontare le trame di McEwan (e qui non siamo che a metà del libro), ed è soprattutto piacevole in questo romanzo dove i movimenti paralleli di Vernon e Clive, il motivo malinconico e intrigante di Molly, il controcanto aspro e torbido di Garmony, rispecchiano l’andamento sinfonico, di scherzo musicale, che lo scrittore ha voluto dare ad Amsterdam. Naturalmente, non vi dirò come va a finire (non mancheranno colpi di scena con delazioni incrociate, ricorsi all’eutanasia e altro), devo solo aggiungere che la schematicità del racconto non è un difetto ma un effetto voluto e fondamentale del libro. McEwan ha una dote rara, sa scrivere romanzi in diretta sul suo tempo riuscendo a essere anche divertente.
C’è una cosa sola che già appariva allora, alla fine degli anni Novanta, poco verosimile e che ora non sta proprio più in piedi: la convinzione di McEwan che il cattivo giornalismo era destinato a perdere nella lotta contro quello buono. Pia illusione (McEwan che pure sa scrivere cose molto macabre ha in fondo il cuore tenero). A trionfare sono stati i giornali e i giornalisti che McEwan dava per sicuri perdenti: quelli dello scandalo a tutti i costi, del sensazionalismo a buon mercato, delle spiate attraverso il buco della serratura, del cedimento al voyeurismo, dell’ipocrisia pelosa. Per stare solo agli esempi italiani attuali: La Verità, Libero, ilGiornale. Anche Il Fatto Quotidiano non scherza.
Bando alle amarezze contemporanee e mettiamo un bel disco (vinile, mi raccomando). Sentite che stupendo assolo di cornetta
In Penny Lane, there is a barber showing photographs
of every head he’s had the pleasure to know
and all the people that come and go
stop and say “Hello”
Complimenti per le frecce avvelenate verso certa stampa italiana che condivido pienamente. Confesso di non aver mai letto IME, devo porre rimedio. Mi permette di aggiungere alla sound track della Swingin London I Kinks e soprattutto la loro Waterloo Sunset? Cari saluti,
Olimpio Della Fontana
Se qualcuno avesse dei dubbi su quanto rappresentato da Joker, questa mattina sul sito de The Guardian sono presenti articoli tipo Desidero ardentemente il sesso penetrativo ma mio marito soffre di eiculazione precoce; Ho pianto per ore: il momento in cui la gente ha capito la verità su Babbo Natale; Devo scuotere il mio pene? Probabilmente no, ma ha bisogno di essere curato.
Vernon Halliday è vivo e lotta insieme a noi.