DIVERTISSEMENT
Stamattina mi sono alzato alle sette e mezza e avevo voglia solo di tambasiare .
Stamattina mi sono alzato alle sette e mezza e avevo voglia solo di tambasiare (d’altronde ieri e avantieri ho scritto come un pazzo).
Nel Vocabolario della lingua vigàtese di Andrea Camilleri tambasiare vuol dire quando di prima mattina senza ancora un goccio di caffè nelle vene vaghi per casa in una specie di dormiveglia e il massimo dell’attività psicofisica che puoi svolgere si limita a raddrizzare un quadro storto alla parete, scostare di un centimetro una tendina per spiare fuori che tempo che fa (e riaccostare di corsa se per caso capita di vedere Fabio Fazio passare per la strada), prendere in mano un soprammobile da una mensola e poi poggiarlo di nuovo dove stava. Un lavoro spossante.
Poi ho preso il caffè dando un’occhiata a Anteprima, la preziosa spremuta di giornali che Giorgio Dell’Arti confeziona amorosamente all’alba e poi recapita per mail agli aficionados, e ho deciso di mettermi sul divano e leggere, scribacchiare, telefonare (ormai sempre meno: gli amici miei son quasi tutti morti).
Truman… (ho scritto “Truman” e il correttore automatico lo ha subito cambiato in “Tremano” facendomi venire il sospetto che l’intelligenza artificiale sappia molto di più di quanto vuole farci credere di sapere: quanti newyorkesi e anche non newyorkesi della jet society, come si chiamava allora, tremavano di terrore al pensiero che Truman Capote li ficcasse nel suo ultimo libro, la sua purtroppo incompiuta ricerca del tempo perduto dal bellissimo titolo Preghiere esaudite, che voleva essere l’elenco telefonico dello sputtanamento dei suoi contemporanei, come d’altronde lo furono il capolavoro di Proust e la Commedia di Dante).
Ma perché avevo cominciato il paragrafo precedente con la parola “Truman”?
Lo avevo fatto, pensando a me che lavoricchiavo sul divano, per dire che Truman Capote lavorava preferibilmente a letto, il letto era la sua scrivania, Il letto racconta come il titolo di un vecchio film con Doris Day e Rock Hudson che piaceva molto a un mio amico, un tipo assai snob, che ora è morto ma che quando morì non eravamo più amici. E questo mi rattristò molto. E non posso nemmeno dire che non mi ricordo più nemmeno il motivo per cui avevamo litigato e quindi in un qualche modo consolarmi riflettendo sulla caducità delle cose, sull’irrilevanza di cose che al momento appaiono insuperabili. Perché i motivi per cui finì quell’amicizia me li ricordo benissimo ed erano seri, non erano trattabili come il prezzo di un’automobile di seconda mano. E perciò non abbiamo mai fatto pace. Chi fu lo scrittore che quasi in punto di morte disse a un altro scrittore: “Grazie per la bellissima inimicizia”? Oreste Del Buono a Giovanni Arpino? No, ora ricordo, fu Arpino a Del Buono.
Conclusioni. Fu a letto che Capote scrisse A sangue freddo, il libro in cui inventò il giornalismo e reinventò la letteratura contemporanea.
Dove voglio andare a parare? (“A Parigi” disse Donnarumma ai dirigenti del Milan).
Non voglio andare a parare da nessuna parte. Tutto ciò è solo un esperimento di scrittura tambasiante. E lo dedico a Camilleri con cui una volta facemmo una lista di attività consone all’arte di tambasiare che è un’arte zen senza ombra di dubbio. Non potete immaginare quante cose si possono fare tambasiando.
Oppure potete considerare tutto quello che ho detto la dida (Dida!, un altro portiere del Milan) alla foto del mio divano che non è importante come quello di Freud ma a cui sono molto affezionato
Che bello tornare alle vecchie abitudini. Le recensioni del maestro , appena sveglio, insomma , ero già sveglio da un po’! Grazie , Pio
Solo dopo aver letto vari libri di Truman Capote , da un mio collega americano, ho appreso la corretta pronuncia del suo nome che mi sorprese : Capote con accento sulle e